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al testo di Amina Narimi
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Per inizi mi allontano, carne a carne, dove il fondo designa la sua vetta- sepolta nella terra, dove tace la semente nei giorni della mia passione un filo d'acqua appena che non s'impone mai, che non si scopre
mi fermo qui, seduta che accetta di essere visto nel balbettio. L'evocazione sola di un simbolo sul ponte mentre piove, scilla fino in cielo coi colori , verso l'invisibile. ti mormoro di sì nella valle piu fertile e nascosta per udire la tua voce conosco appena i rudimenti della lingua
posso soltanto viverlo, lassù dove il vuoto partorisce nel segreto
toccando lieve il suolo neppure lo sporco più sottile di un bambino con un solo giorno al mondo
sola, nella stessa solitudine del Solo, io ti offro un canto che va oltre l'eco, un canto privo di parole, mentre dondolano gli alberi come danzatori non ho altro, nel suo giorno amato, con mia madre, che m'inonda sui vestiti i raggi dentro la montagna
è una calma marea che mi trattiene dove non comincia a risalire, da non poter tornare con le mie forze indietro
in attesa di un dono, un piccolissimo commiato, basta un chiarore, un capriolo quasi in cima, dove le anime non muoiono e si sposano, in questo nulla di qualcosa di creato, alla fine dei miei occhi, mi riporta a casa, col profumo dei suoi fiori, già compiuta.
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